Malombra by Antonio Fogazzaro

Malombra by Antonio Fogazzaro

autore:Antonio Fogazzaro [Fogazzaro, Antonio]
La lingua: ita
Format: epub, mobi
pubblicato: 2012-04-29T11:46:31+00:00


1. In aprile

Il cane è fedele.

“ Der Hund treu ist.”

“Oh no, treu ist , fff, caro Silla, questo è un grande sproposito. Se io dico dass der Napoleon kein treuer Hund ist , questo è molto bene anche in grammatica. Egli vuole il Reno, der Kerl! Avete fuoco?”

“Sì, ma lasciate stare la politica.”

“Oh” rispose Steinegge allungando il collo e porgendo il mento sino a posar il sigaro sul fiammifero acceso che Silla gli tendeva “ooh…” Tirò quattro o cinque frettolose boccate di fumo. “Io non parlavo per voi italiani” diss’egli. ” Der Hund ist treu.”

Silla prese la penna e scrisse.

Erano seduti uno in faccia all’altro ad una tavola quadrata d’abete, onestamente solida, senza tappeto né vernice.

Steinegge si teneva aperta dinanzi una vecchia grammatica scucita, sciupata, tutta sgorbi e disegni grotteschi. Silla aveva un calamaio e dei fogli.

“Che vi pare di quella grammatica?” disse questi scrivendo.

Steinegge voltò e rivoltò il libro con un sorriso malizioso.

“Io non so” diss’egli “se posso domandare quanto costa.”

“Quarantacinque centesimi.”

“Ah, quarantacinque centesimi. Questi sono cinque sigari. Molto. Basterebbero dieci giorni per me. Il bue è malato, caro amico.”

“ Der Ochs ist krank. Dieci giorni?”

“Va bene, scrivete. Dieci giorni. Io non fumo, io profumo così un poco ogni tanto per il mio naso il mio cervello.”

Steinegge rise allegramente.

“Mia figlia crede” soggiunse sottovoce “che io fumo due sigari al giorno… Ooh, fff! sarebbe una pazzia. Io accumulo denaro. In cinque mesi venti lire! È qualche cosa. Eh? Non è male. Avete scritto? L’asino… l’asino… l’asino… Dov’è quest’asino? Ah, l’asino è magro.”

“ Der Esel ist mager.”

“Scrivete. Questo è l’ultimo; questo è profondo. Dunque io voglio fare un piccolo regalo…”

Steinegge accennò col pollice rovesciato all’uscio cui voltava le spalle.

“Voi mi consiglierete. Voi siete un giovane molto elegante.”

Silla sorrise. Tutta la sua eleganza brillava in una spilla, una grossa perla cinta di rose d’Olanda legate in argento, ricordo di sua madre. Portava sempre guanti scuri, cravatte scure, abiti scuri. Aveva bensì la persona elegante, e le vesti, anche dozzinali, ne pigliavano nobiltà. Ma in fatto gli si vedevano certe lumeggiature sul dorso delle maniche da’ gomiti in giù, e certe sfumature di colore intorno al bavero punto richieste dall’eleganza.

“Guardate” diss’egli spingendo a Steinegge il foglio di carta dove aveva scritto.

“Prego perdonare, perché io sono cieco come un conte Rechberg” rispose Steinegge, traendo la busta degli occhiali e applaudendosi con una risata. Spense il sigaro e inforcò gli occhiali sulla punta del naso. Leggeva con le sopracciglia alzate e con la bocca aperta: pareva si studiasse di guardarvisi dentro.

Silla prese la grammatica che aveva trovata in una tana di libri vecchi presso il Duomo. Era certo appartenuta a qualche allegro scolaro dei tempi austriaci che l’aveva tutta imbrattata di nomi, di date, di caricature e aveva scritto attraverso le file delle coniugazioni:

Su nell’irto, increscioso Alemanno

Su, Lombardi…

Dopo qualche momento di silenzio l’uscio cui aveva dianzi accennato Steinegge si schiuse adagio, adagio. Silla si alzò in piedi. Al rumore della sua sedia l’uscio si chiuse da capo.

“Molto bene, caro amico” disse Steinegge posando il quaderno. “Voi scrivete più bene che io il carattere tedesco.



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